lunedì 24 febbraio 2020

Brillare: una questione egoica?



Oramai i media ce lo insegnano: per diventare “cool” devi essere il migliore, individuo & individuale, devi aprire un blog e spiegare al mondo che il tuo punto di vista è assolutamente ed inequivocabilmente migliore del mio! Non trovi?
Noi no!
Non la pensiamo proprio così.
La Biologia e l’etologia già ci insegnano che, dovendo salvare l’individuo a spese della specie, la natura non ha dubbi. L’individuo è SEMPRE sacrificabile! In natura è assolutamente frequente: è il caso in cui una madre sacrifica la vita del suo cucciolo per poter proteggere se stessa ed il proprio potenziale generativo, nonostante i documentari mainstream ci mostrino quanti grandiosi sacrifici può fare una mamma per il proprio cucciolotto… in realtà non molti, se in gioco c’è la sua sopravvivenza...
Da qui sorge spontanea una domanda: perché e da dove nasce l’esigenza (individuale) collettiva di sentirsi sempre e comunque migliori solo prevaricando qualcun altro? Da dove arriva l’esigenza di dover dimostrare l’assoluta supremazia di un singolo individuo su tutta la propria specie?
Se io brillo, tolgo luce a te? La “luce”, la visibilità sociale ha necessità di svilupparsi su di un “mors tua vita mea”?  Questo è ciò che la società contemporanea sempre meno velatamente ci insegna.
Se brillassimo assieme? Magari a fasi alterne, rispettando ognuno la propria (e sacrosanta, intendiamoci) individualità.
Immaginate una squadra di calcio con 11 campioni ed 11 gregari tutti interscambiabili e complementari tra loro. Certamente l’acume del goleador porta la squadra a segnare, ma c’è un portiere che ha evitato la capitolazione; un terzino che ha corso ininterrottamente per fornire buone palle avanti; un centrocampo intelligente che interagisce con una difesa ferrea ed una linea di attacco efficiente ed efficace! Questa è una squadra di 22 vincitori.
Stiamo vivendo proprio ora un’esperienza “illuminante” che riguarda questo aspetto umano. Entrambi abbiamo partecipato ad un progetto cinematografico che ci sta dando grandi soddisfazioni.
E’ accaduto, egoicamente ed involontariamente, che uno di noi “invadesse” il campo dell’altro, con tutta una serie di ferite e di risentiti di prevaricazione. L’attore e la sceneggiatrice hanno visibilità e ombre che si intersecano, si intrecciano ed a volte si escludono vicendevolmente.
Potrebbero essere esperienze che lacerano un rapporto di qualunque genere: umano, affettivo, professionale...
E invece…
E invece è accaduto che, crescendo nella nostra consapevolezza individuale, comunicando reciprocamente quando e come ci siamo sentiti invasi, prevaricati, esclusi dall’altro ed in qualche modo dal progetto globale, ci siamo resi conto che possiamo brillare insieme, che questo genera grande piacere e orgoglio reciproco.
Aumentando ancora questo livello di ascolto consapevole abbiamo anche lasciato il posto a chi era nel nostro stesso viaggio. Si è creato così un clima di comunione, di condivisione, di piacere collettivo che sta permettendo ad ognuno di noi di brillare di luce propria, aumentando di molto la percezione collettiva di potersi mostrare e nascondersi quando percepiamo che “l’altro” è meglio di noi in certi momenti, mentre a volte possiamo esporci in prima persona senza escludere nessuno.
Stiamo vincendo! E lo stiamo facendo assieme!
Tutto ciò però sembra antieconomico. Lo vediamo bene nella politica contemporanea: tutti hanno ottime idee, tutti le esprimono in maniera più o meno condivisibile, ma nessuno effettua scelte realmente fattive ed efficaci perché nessuno parte da un cambiamento personale per portarlo alla comunità. Non è conveniente e immediato come l’egoismo.
E qual è il rischio? Non credere in un progetto comune. Abbandonare la squadra che ha un grande potenziale perché abbiamo la possibilità di un più o meno lauto guadagno immediato o una folata di visibilità.
Oppure credere troppo in un ideale lontano ed utopico, come cambiare il mondo, senza pensare che il mondo è un’entità lontana ed irreale: noi possiamo ”solo” cambiare la nostra vita e la nostra percezione individuale. E questa sarà la vera chiave per cambiare ciò che ci circonda!
A livello sociale e globale, possiamo definire la nostra esperienza come una mosca bianca… ma ci auguriamo un’invasione di metaforiche mosche bianche che trasformino un “act local, think global” in un “act individual, feel global”.

La Fede & Guru

2 commenti:

Perché crescere? Ovvero perché la crescita personale è l’unico vero investimento redditizio.

  Susan Neiman è una filosofa americana estremamente interessante. Contemporanea, vivente e pensante, in un epoca come la nostra si pone...