Oramai
i media ce lo insegnano: per diventare “cool” devi essere il migliore,
individuo & individuale, devi aprire un blog e spiegare al mondo che il tuo
punto di vista è assolutamente ed inequivocabilmente migliore del mio! Non
trovi?
Noi
no!
Non
la pensiamo proprio così.
La
Biologia e l’etologia già ci insegnano che, dovendo salvare l’individuo a spese
della specie, la natura non ha dubbi. L’individuo è SEMPRE sacrificabile! In
natura è assolutamente frequente: è il caso in cui una madre sacrifica la vita
del suo cucciolo per poter proteggere se stessa ed il proprio potenziale
generativo, nonostante i documentari mainstream ci mostrino quanti grandiosi
sacrifici può fare una mamma per il proprio cucciolotto… in realtà non molti,
se in gioco c’è la sua sopravvivenza...
Da
qui sorge spontanea una domanda: perché e da dove nasce l’esigenza
(individuale) collettiva di sentirsi sempre e comunque migliori solo
prevaricando qualcun altro? Da dove arriva l’esigenza di dover dimostrare
l’assoluta supremazia di un singolo individuo su tutta la propria specie?
Se
io brillo, tolgo luce a te? La “luce”, la visibilità sociale ha necessità di
svilupparsi su di un “mors tua vita mea”? Questo è ciò che la società
contemporanea sempre meno velatamente ci insegna.
Se
brillassimo assieme? Magari a fasi alterne, rispettando ognuno la propria (e
sacrosanta, intendiamoci) individualità.
Immaginate
una squadra di calcio con 11 campioni ed 11 gregari tutti interscambiabili e
complementari tra loro. Certamente l’acume del goleador porta la squadra a
segnare, ma c’è un portiere che ha evitato la capitolazione; un terzino che ha
corso ininterrottamente per fornire buone palle avanti; un centrocampo
intelligente che interagisce con una difesa ferrea ed una linea di attacco
efficiente ed efficace! Questa è una squadra di 22 vincitori.
Stiamo
vivendo proprio ora un’esperienza “illuminante” che riguarda questo aspetto
umano. Entrambi abbiamo partecipato ad un progetto cinematografico che ci sta
dando grandi soddisfazioni.
E’
accaduto, egoicamente ed involontariamente, che uno di noi “invadesse” il campo
dell’altro, con tutta una serie di ferite e di risentiti di prevaricazione.
L’attore e la sceneggiatrice hanno visibilità e ombre che si intersecano, si
intrecciano ed a volte si escludono vicendevolmente.
Potrebbero
essere esperienze che lacerano un rapporto di qualunque genere: umano,
affettivo, professionale...
E
invece…
E
invece è accaduto che, crescendo nella nostra consapevolezza individuale,
comunicando reciprocamente quando e come ci siamo sentiti invasi, prevaricati,
esclusi dall’altro ed in qualche modo dal progetto globale, ci siamo resi conto
che possiamo brillare insieme, che questo genera grande piacere e orgoglio
reciproco.
Aumentando
ancora questo livello di ascolto consapevole abbiamo anche lasciato il posto a
chi era nel nostro stesso viaggio. Si è creato così un clima di comunione, di
condivisione, di piacere collettivo che sta permettendo ad ognuno di noi di
brillare di luce propria, aumentando di molto la percezione collettiva di
potersi mostrare e nascondersi quando percepiamo che “l’altro” è meglio di noi
in certi momenti, mentre a volte possiamo esporci in prima persona senza
escludere nessuno.
Stiamo
vincendo! E lo stiamo facendo assieme!
Tutto
ciò però sembra antieconomico. Lo vediamo bene nella politica contemporanea:
tutti hanno ottime idee, tutti le esprimono in maniera più o meno
condivisibile, ma nessuno effettua scelte realmente fattive ed efficaci perché
nessuno parte da un cambiamento personale per portarlo alla comunità. Non è
conveniente e immediato come l’egoismo.
E
qual è il rischio? Non credere in un progetto comune. Abbandonare la squadra
che ha un grande potenziale perché abbiamo la possibilità di un più o meno
lauto guadagno immediato o una folata di visibilità.
Oppure
credere troppo in un ideale lontano ed utopico, come cambiare il mondo, senza
pensare che il mondo è un’entità lontana ed irreale: noi possiamo ”solo”
cambiare la nostra vita e la nostra percezione individuale. E questa sarà la
vera chiave per cambiare ciò che ci circonda!
A
livello sociale e globale, possiamo definire la nostra esperienza come una
mosca bianca… ma ci auguriamo un’invasione di metaforiche mosche bianche che
trasformino un “act local, think global” in un “act individual, feel global”.
La Fede & Guru
La Fede & Guru
