sabato 17 ottobre 2020

Riflessi e riflessioni

 



C’era una volta... da sempre...

C’è anche questa volta


Consapevolezza 2020 - esame della mia realtà-


Stiamo lentamente morendo tutti, chi più chi meno velocemente ma tutti, ineluttabilmente.

Però stiamo anche vivendo tutti? Cioè, io ci sto provando, voi? 

Nel rispetto di una salute pubblica, collettiva, mondiale, stiamo vivendo da malati in condizione di guerra. Anche il coprifuoco? Ancora? Seriamente?

E in tutto questo caos di DPCM (decretami pure come morirò) lunedì (5 giorni fa) ho fatto il tampone mensile sul posto di lavoro (lavoro in sanità, controllo mensile gratuito. Grazie). Questa mattina, sabato, alle 8.05 mi ha svegliata la telefonata con voce registrata che mi comunica che sono negativa (come tutte le precedenti). 

Credo di essere davvero molto molto fortunata, rispettosa, brava... 

Fortunata l’ho già scritto?


In questi 5 giorni, solo per lavoro, ho frequentato: 

- 5 differenti strutture socio sanitarie

- circa 200 utenti ad alto rischio

- circa 60 colleghi operatori della sanità


Senza avere un referto in mano. Ovviamente indosso DPI e rispetto i protocolli ma la domanda mi sorge spontanea (da mesi ormai). Se fossi stata positiva? Potenzialmente 260 infetti in più per contatto con me, più tutti i collaterali legati alle famiglie/frequentazioni/incontri casuali di ognuno. In una sola settimana farei una strage di nuovi positivi... sono proprio fortunata, siete proprio fortunati.


Peccato che da marzo a giugno, in pieno picco, i controlli non fossero così frequenti... ma le tempistiche del referto e il monte persone che incontravo in 5 giorni è pressoché invariato...


Quindi, giustamente, lo stato adesso prende precauzioni. Mascherati h24 (a Pirandello piace questo elemento), igienizzati in ogni dove (a Masto Lindo piace questo elemento), controllati, tracciati, segnalati, dita puntati, distanziati, isolati... scoglionati? (Questo forse non dovevo scriverlo... perdono...)


Ed io, come molti i miei colleghi, gironzolo di struttura in struttura, di rischio in rischio, di persona in persona. SONO UNA BOMBAAAAA (non fraintendiamo questa affermazione come un picco di autostima).


Quindi

- la mascherina ha una sua funzione se c’è prossimità, specialmente al chiuso, specialmente con persone a rischio... non in piazza a Bagnacavallo, alle 19.30, dove siamo in 4 e il più vicino a te è a 40 metri... ecco... li non molto... ma ti fanno la multa...

- l’igiene è fondamentale, nuova questa, vero?

- il tempismo e la prevenzione sono... no, non sono...


...Il razionale è andato... tutto è generalizzazione... uno, nessuno, centomila...


Uno -> se sei della casta o sei sano

Nessuno -> se NON sei della casta o sei sano

Centomila -> se sei uno ma sei positivo e lo scoprono i mass media


Mi piacerebbe si potessero prendere precauzioni adatte alla situazione locale e personale e se ci si sposta ci si adatta


Non è polemica, solo una personale considerazione dei fatti


Ad ogni modo si accettano proposte di soluzioni alternative


Non si accettano inutili lamentele o polemiche sterili


Si consigliano percorsi per aumentare la consapevolezza individuale


Nascondiamo naso e bocca ma esponiamo il cervello



LaFede


martedì 28 aprile 2020

La Mala Informazione



NonSenso unico
Autore: La Fede

Chissà se il mio pensiero è da censura, che ormai anche solo pensare in obliquo fa ode lontana alla censura. Correrò il rischio perché ogni tanto la rabbia si fa sentire fino a brulicare nelle orecchie. Sono 15, forse più, anni che evito la tv più commerciale, capita però la quarantena e il tempo si dilata, nasce anche la curiosità di sentire cosa si dice in quella scatola globale. Ascolto sempre distrattamente, non guardo, faccio altro. Qualche settimana fa mi si stampa nel cervello una frase, non capisco, si aprono interrogativi ancora insoluti. La frase: “La pandemia ha fatto circa 90.000 morti nel mondo, di cui il 50% di Coronavirus”... alzo la testa, non ho capito, c’è una pandemia in atto oltre al Coronavirus? Questo virus non è la pandemia? Cos’è una pandemia? Quindi quanti sono i morti per Covid-19? Se ho capito bene 45.000…
Poi leggo su Wikipedia “Secondo l'OMS le condizioni affinché si possa verificare una vera e propria pandemia sono tre:
1.  la comparsa di un nuovo agente patogeno;
2.  la capacità di tale agente di colpire gli umani;
3.  la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio
...Vi sono state diverse critiche a questa definizione, essendo venuta a mancare la specifica di gravità, pertanto anche virus con bassissimi indici di conseguenze gravi possono essere inclusi nella definizione di pandemia... Il dott. Anthony Frauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli Stati Uniti ha dichiarato all'inizio di febbraio 2020 che tuttora non esiste una definizione scientifica e definitiva di ciò che costituisce una pandemia.” Fine della cit.
Ah, quindi non lo sanno più neanche loro... Così mi sale un attimo di carogna, penso alla mia famiglia, magari ha ascoltato la notizia distrattamente pranzando e ha sentito quello che volevano far sentire “Il coronavirus ha fatto 90.000 morti”, sono abbastanza certa che sia andata così per la maggior parte degli spettatori. Ma la realtà pare ben diversa. Posto che ora i morti sono cresciuti ma rasentano circa lo 0,1% della popolazione mondiale, posto che non sottovaluto la situazione, provo dispiacere per le vittime, sono un sanitario di quelli “in prima linea”, mi trovate lateralmente a sinistra; al lavoro mi capita di avere paura, a casa mi capita di preoccuparmi, rispetto i nuovi regolamenti imposti, ma nonostante tutto continuo a guardare i fatti. Si parla tanto di case di riposo, io ci lavoro, le persone muoiono e sono sempre morte, il raffreddore di uno diventa il raffreddore di tutti così come per  le restanti patologie, così come per qualsiasi contesto chiuso. Ma non è la polemica che cerco, è la rabbia verso il sistema di informazione, la comunicazione distorta, la censura. La mala informazione, che è peggio della disinformazione, sta mietendo più vittime del virus. Vittime del sistema, morti cerebrali, morti di paura, morti di mancanza di lavoro, morti di mancanza di distrazioni, morti di fame... che tanto pare finiscano nell’immenso calderone dei morti di Covid-19. “Lavarsi costantemente le mani” questo ha detto anche ieri il giornalista di un tg, avrà voluto dire frequentemente immagino, ma il termine utilizzato è improprio, come l’utilizzo di strategie militari, la distorsione delle leggi, il dichiarare lo stato di emergenza che dovrebbe entrare in vigore solo in caso di guerra... per un virus… e domani? Per che cosa utilizzeranno queste contromisure alle quali ci siamo tanto bene e velocemente abituati? Questo mi fa davvero paura. Di cosa muoiono le persone che non muoiono di Covid? Le persone muoiono ancora per cause differenti da questa? Vecchiaia? Cancro? Insufficienze respiratorie senza Covid? Insufficienze cardiache? Ictus? Incidenti stradali? Incidenti sul lavoro? Forse no... e l’immigrazione? È ferma causa Covid? Non sbarca più nessuno? Oppure... solo non si vedono i due leocorni? La mafia? Non fa più notizia, i femminicidi fanno poca notizia, se ne parla solo per dire che è colpa della quarantena, quindi è colpa del Covid… pure quello… che prima invece era colpa della donna, almeno adesso è colpa del virus. Il sistema mass media è distorto, racconta una realtà distorta, come la guardassimo dagli specchi del luna park. Questo mondo distopico mi spaventa, mi atterrisce e mi fa tremendamente rabbia. Il non senso è diventato socialmente accettato, ma i dati di fatto dove sono finiti? Quante persone sono morte realmente in questi mesi nel mondo? Qual’è la percentuale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno? Dei 10 anni precedenti? Siamo certi che a livello globale ci siano così tante differenze? E l’Africa? Muore di Covid ora... no! No! Moriva di fame, di sete, di HIV, fino a ieri! Di sfruttamento e dittature, non di Covid-19! Non solo ora. Ma sembra che non ci sia più altro a cui portare attenzione adesso. Attendiamo il vaccino per uscire, sento dire. Ma il vaccino per quale ceppo? Per quale mutazione? Una? Tutte? E la stragrande maggioranza delle persone sta guarendo ora, senza una cura apposita, senza un vaccino, guarisce. 
Ma l’amico americano? Il biondo che fa impazzire il mondo? Lui si applaude, assieme ai “giornalisti” che lo lodano. Ha fatto più tamponi che nel resto del mondo, ha detto l’omino dentro la scatola magica del soggiorno, ok ho pensato. Poi ho guardato i numeri, ammetto di essermi fatta aiutare, che io e la matematica non sempre siamo in buoni rapporti… I dati che mi piacciono tanto, gli inconfutabili numeri presi da fonte attendibile, il sito dell’Istat :
 U.S.A. 5.000.000 di tamponi su 328.000.000 di persone. Calcolo: circa 1,5% della popolazione.
Italia 1.500.000 tamponi su 6.000.000 di persone. Calcolo: circa 2,4% della popolazione. 
La percentuale italiana è nettamente superiore a quella americana eppure i media non lo dicono. Ma è una cosa bella no? Allora mi viene da pensare che forse al President T. possa dispiacere se per una volta applaudiamo il nostro Paese, che si è dimostrato, nonostante tutto, più efficiente del suo. Allora continuo a chiedermi, al servizio di chi è questa mala informazione? Non al mio a quanto pare. Non parla chiaramente, omette “dettagli” che capovolgono il punto di vista quindi, potenzialmente, l’opinione pubblica o popolare, propina pappardelle mal preparate dette nel salotto della Barbarella nazionale.
Ho anch’io la mia proposta (che è di moda avere una proposta): un unico tg in prima serata, non uno ogni 10 minuti differente per rete, influenzato dal proprietario dell’emittente. Un unico tg fatto di dati certificati, fonti certificate fornite al pubblico, che, se vuole, le può ritrovare e verificare facilmente. Esperti accreditati con riferimenti ai loro lavori pubblicati e rintracciabili come il punto precedente. Tribune di confronto tra i suddetti senza censura, numeri chiari e reali spiegati con grafici e parole comprensibili a tutti, alla nonna e al nipote, al dottore alla alla collaboratrice domestica straniera, a me. Un tg con notizie vere, specchio del mondo reale, spiegate in modo chiaro, che faccia informazione pulita e favorisca l’auto approfondimento, che aiuti a sviluppare un pensiero critico e personale, non una massa belante, omologata e inconsapevole. E’ davvero il virus il vero nemico da combattere in questo momento? E poi combattere... Non siamo in guerra, io non sono in guerra, io non combatto. Io resto diffidente, io mi informo, creo il mio pensiero critico e resto libera, anche di modificarlo. Ma non combatto. Assieme a dubbi e consapevolezze, io cresco.
La Fede

lunedì 24 febbraio 2020

Brillare: una questione egoica?



Oramai i media ce lo insegnano: per diventare “cool” devi essere il migliore, individuo & individuale, devi aprire un blog e spiegare al mondo che il tuo punto di vista è assolutamente ed inequivocabilmente migliore del mio! Non trovi?
Noi no!
Non la pensiamo proprio così.
La Biologia e l’etologia già ci insegnano che, dovendo salvare l’individuo a spese della specie, la natura non ha dubbi. L’individuo è SEMPRE sacrificabile! In natura è assolutamente frequente: è il caso in cui una madre sacrifica la vita del suo cucciolo per poter proteggere se stessa ed il proprio potenziale generativo, nonostante i documentari mainstream ci mostrino quanti grandiosi sacrifici può fare una mamma per il proprio cucciolotto… in realtà non molti, se in gioco c’è la sua sopravvivenza...
Da qui sorge spontanea una domanda: perché e da dove nasce l’esigenza (individuale) collettiva di sentirsi sempre e comunque migliori solo prevaricando qualcun altro? Da dove arriva l’esigenza di dover dimostrare l’assoluta supremazia di un singolo individuo su tutta la propria specie?
Se io brillo, tolgo luce a te? La “luce”, la visibilità sociale ha necessità di svilupparsi su di un “mors tua vita mea”?  Questo è ciò che la società contemporanea sempre meno velatamente ci insegna.
Se brillassimo assieme? Magari a fasi alterne, rispettando ognuno la propria (e sacrosanta, intendiamoci) individualità.
Immaginate una squadra di calcio con 11 campioni ed 11 gregari tutti interscambiabili e complementari tra loro. Certamente l’acume del goleador porta la squadra a segnare, ma c’è un portiere che ha evitato la capitolazione; un terzino che ha corso ininterrottamente per fornire buone palle avanti; un centrocampo intelligente che interagisce con una difesa ferrea ed una linea di attacco efficiente ed efficace! Questa è una squadra di 22 vincitori.
Stiamo vivendo proprio ora un’esperienza “illuminante” che riguarda questo aspetto umano. Entrambi abbiamo partecipato ad un progetto cinematografico che ci sta dando grandi soddisfazioni.
E’ accaduto, egoicamente ed involontariamente, che uno di noi “invadesse” il campo dell’altro, con tutta una serie di ferite e di risentiti di prevaricazione. L’attore e la sceneggiatrice hanno visibilità e ombre che si intersecano, si intrecciano ed a volte si escludono vicendevolmente.
Potrebbero essere esperienze che lacerano un rapporto di qualunque genere: umano, affettivo, professionale...
E invece…
E invece è accaduto che, crescendo nella nostra consapevolezza individuale, comunicando reciprocamente quando e come ci siamo sentiti invasi, prevaricati, esclusi dall’altro ed in qualche modo dal progetto globale, ci siamo resi conto che possiamo brillare insieme, che questo genera grande piacere e orgoglio reciproco.
Aumentando ancora questo livello di ascolto consapevole abbiamo anche lasciato il posto a chi era nel nostro stesso viaggio. Si è creato così un clima di comunione, di condivisione, di piacere collettivo che sta permettendo ad ognuno di noi di brillare di luce propria, aumentando di molto la percezione collettiva di potersi mostrare e nascondersi quando percepiamo che “l’altro” è meglio di noi in certi momenti, mentre a volte possiamo esporci in prima persona senza escludere nessuno.
Stiamo vincendo! E lo stiamo facendo assieme!
Tutto ciò però sembra antieconomico. Lo vediamo bene nella politica contemporanea: tutti hanno ottime idee, tutti le esprimono in maniera più o meno condivisibile, ma nessuno effettua scelte realmente fattive ed efficaci perché nessuno parte da un cambiamento personale per portarlo alla comunità. Non è conveniente e immediato come l’egoismo.
E qual è il rischio? Non credere in un progetto comune. Abbandonare la squadra che ha un grande potenziale perché abbiamo la possibilità di un più o meno lauto guadagno immediato o una folata di visibilità.
Oppure credere troppo in un ideale lontano ed utopico, come cambiare il mondo, senza pensare che il mondo è un’entità lontana ed irreale: noi possiamo ”solo” cambiare la nostra vita e la nostra percezione individuale. E questa sarà la vera chiave per cambiare ciò che ci circonda!
A livello sociale e globale, possiamo definire la nostra esperienza come una mosca bianca… ma ci auguriamo un’invasione di metaforiche mosche bianche che trasformino un “act local, think global” in un “act individual, feel global”.

La Fede & Guru

Perché crescere? Ovvero perché la crescita personale è l’unico vero investimento redditizio.

  Susan Neiman è una filosofa americana estremamente interessante. Contemporanea, vivente e pensante, in un epoca come la nostra si pone...